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l'omino coi baffi piange
#10
Fiabeschi Ha scritto:Si ragiona solo più per €€€.

Non c'è niente da fare. Dal momento che lo standard qualitativo viene dettato dal macchinario/impianto e non dalla mano dell'artigiano, non è più necessario un distretto con la cultura di quel tipo di produzione. Vedasi ad esempio anche il tessile a Biella, e di conseguenza loro spostano da un'altra parte, dove lo stesso lavoro costa la metà. Per ora rimangono facilmente ancorati al territorio, prodotti che per loro stessa natura sono antieconomici da spostare, posto e non concesso che il territorio in cui vengono prodotti abbia una domanda soddisfacente.

Altrimenti saltano pure quelli.

E comunque si viene continuamente confrontati coi costi del resto del mondo.

E' triste ma è così, non serve a niente, IMHO arrabbiarsi con la presunta avidità degli imprenditori [che comunque approfittano di queste situazioni per avere una leva più forte con le varie entità statali e parastatali] ma conviene, TANTO, rimboccarsi le maniche e vedere di capire perchè non siamo più competitivi.


Non sono molto d'accordo su questo concetto di imprenditore. Comincerei innanzitutto con una regola ben più restrittiva nel distribuire il marchio made in Italy. Di sicuro le moke Bialetti non le compro più.

Comunque in generale penso che la delocalizzazione abbia benefici nel medio termine, nel lungo i suoi effetti possono essere trascurabili se non c'è sostanza dietro. Inoltre è abbastanza facile prevedere che nel giro di qualche anno, quello che oggi è probabilmente il maggiore esportatore del mondo, diventerà uno dei maggiori importatori, con il crescere del reddito procapite. I cinesi che comprano fanno gola a molti, anche a tanti italiani che producono in Italia.
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