Daviz Ha scritto:È esattamente quello che intendevo dire io.
L'America è ancora, benchè non lo sia più come prima, la "terra delle opportunità", un paese dove se vali qualcosa puoi dimostrarlo, perchè te ne danno la possibilità, e se "vali" davvero, ad esempio anche solo all'interno di una azienda, a 28 anni puoi fare le scarpe ai colleghi più anziani di 60, cosa qui improponibile, perchè spiace dirlo ma in Italia la meritocrazia quasi non esiste, in Italia si fa carriera per paraculismo o per raggiunta anzianità (ovvero mettendosi in coda ai più anziani, anche se imbecilli, in attesa che arrivi il proprio turno).
Qui in primis non c'è nessuna fiducia verso i giovani (perchè i vecchi sono attaccati ai loro privileggi peggio di delle zecche) ed in secundis ti spezzano le gambe (moralmente, tempisticamente e finanziariamente) appena provi a realizzare qualcosa.
Attenzione a non generalizzare troppo sul fattore geografico. Non sono convinto che se dall'oggi al domani la popolazione italiana fosse trapiantata negli USA godrebbe immediatamente dei benefici ed opportunità offerte dalla nuova nazione.
Come si diceva prima è sopratutto una questione di interpretazione del campo in cui si gioca. Se il cittadino americano sà attuare la sua strategia di business negli USA non è detto che un italiano possa fare altrettanto.
Per farla breve ed anche un pò più ludica... bisogna essere una sorta di Bear Grylls... dove gli USA rappresentano una foresta e l'Italia una zona desertica... nonostante una sia più fiorente e rigogliosa rispetto all'altra più arida e ostile, devi saper attuare la tua strategia di sopravvivenza.