Sciopero calciatori per rinnovo del contratto

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"Il ventilato sciopero dei calciatori non ha fondamento giuridico perchè le richieste che stanno alla base delle loro proteste sono contrarie alla disciplina giuridica dei lavoratori subordinati". Così Rosario De Luca, presidente della Fondazione Studi dei consulenti del lavoro, commenta lo sciopero....

"Gli altri lavoratori subordinati - continua De Luca - rispettano tutto ciò che c'è nel loro contratto e non fanno richieste che vanno contro di esso, e allora perchè per i calciatori, che sono anch'essi lavoratori subordinati, dovrebbe essere diverso? A meno che le società di calcio non li vogliano considerare lavoratori autonomi, e in tal caso - avverte l'esperto - le cose cambiano. Fino a quando però rimarranno lavoratori subordinati dovranno attenersi alle regole fissate dalla disciplina giuridica".
I consulenti, ai calciatori che protestano (anche per la proposta della Lega secondo cui i compensi devono essere legati per la maggior parte ai risultati), ricordano che "il contratto collettivo prevede le retribuzioni minime fisse (equiparati agli altri Ccnl) che devono essere rispettose dell'articolo 36 della Costituzione". "Un'eventuale retribuzione aggiuntiva - dicono- può essere gestita dalle singole aziende con una contrattazione individuale". Su un altro motivo di sciopero, e cioè l'attività del calciatore in esclusiva, i consulenti sostengono che "al riguardo, per i lavoratori subordinati, si applica l'articolo 2105 del codice civile in tema di obbligo di fedeltà". "Sul tema la giurisprudenza afferma - sostengono i consulenti del lavoro - che il lavoratore non può svolgere attività che siano, anche solo potenzialmente, in concorrenza con la società datrice di lavoro".
E ancora sulle modalità delle cure mediche, anch'esse al centro dello sciopero, i consulenti ricordano che "l'assistenza sanitaria è a cura della società per il tramite di medico competente nominato dal datore di lavoro così come previsto dall'articolo 39 del D.Lgs. 81/2008". Una richiesta illegittima dei calciatori è, secondo il parere degli esperti di contratti e norme sul lavoro, anche quella sui codici di condotta nel tempo libero. "Il contratto di lavoro - si legge nel documento della Fondazione Studi - ha una componente importante nell'immagine del lavoratore, specie se uomo pubblico. Pertanto, è ragionevole che la cura del comportamento rientri nella previsione dell'articolo 2104 del codice civile che può essere disciplinato anche nel contratto individuale".
Le modalità di trasferimento dei calciatori sono un altro dei motivi che hanno spinto alla protesta dei 'professionisti' del pallone: "La cessione del contratto di lavoro - spiegano i consulenti del lavoro - deve avvenire nel rispetto dell'articolo 1407 del codice civile in cui è previsto il consenso del lavoratore a pena di nullità della cessione; mentre per lo spostamento motivato presso altre unità produttive della medesima azienda tale consenso non è richiesto".
Un altro dei motivi alla base dello sciopero dei calciatori è la gestione della preparazione atletica. "La modalità di gestione del rapporto di lavoro - sottolineano i consulenti - è in capo al datore di lavoro che organizza le risorse umane ed economiche in base alle esigenze aziendali. Gli articoli 2104 e 2106 del codice civile obbligano il lavoratore ad eseguire le disposizioni ricevute. Il lavoratore può sempre dimostrare giudizialmente di essere stato oggetto di 'mobbing'". Per quanto riguarda le sanzioni, altro tema al centro della protesta, secondo i consulenti "il codice disciplinare e le sanzioni relative devono essere preventivamente determinate nel rispetto dell'articolo 7 della legge 300/1970", mentre sugli arbitri "si tratta di una previsione che presuppone un accordo tra le parti".

Ahh.....povera Italia....