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Vari studi hanno dimostrato che il fallimento del proibizionismo è evidente. Le criminalità organizzate continuano a macinare denaro sporco mentre i vari stati impegnati sul (ridicolo) fronte non solo bruciano enormi risorse economiche ma ottengono risultati irrisori. E allora che fare? La proposta dei radicali è semplice: legalizzare. Ecco perché.
Nel 2009 l’università di Roma La Sapienza ha pubblicato uno studio sul costo fiscale del proibizionismo. Le conclusioni sono state che lo Stato, non solo risparmierebbe una notevole somma di denaro (pubblico), ma guadagnerebbe preziosi introiti. Considerando infatti, che in Italia ci sono milioni di consumatori di droga, che si suddividono in occasionali, regolari e problematici. L’ultima categoria rappresenta solo una piccolissima parte ma è quella che allo Stato costa soldi in termini di sanità e giustizia. Se consideriamo che nelle carceri italiane circa un terzo dei detenuti è tossicodipendente è evidente il risparmio nel non tenere più in prigione queste persone.
Uno studio denominato “illicit drug market” ha evidenziato come “La spesa per l’applicazione della giustizia è poco meno di 3 miliardi di euro l’anno, se dovessimo mettere a disposizione borse lavoro (tanto per ipotizzare uno strumento esistente) fino a 45.000 euro ai 20.000 tossicodipendenti oggi presenti in carcere, già potremo conseguire un risparmio considerando che la spesa per la detenzione di ciascun detenuto è sicuramente superiore”.
Per quanto riguarda invece, la spesa sanitaria nel 2006 sono stati spesi 1.7 miliardi, mentre nel 2007 1.8. Per tornare allo studio effettuato dalla Sapienza, è stato ipotizzato che tra il 2000 e il 2005 lo Stato avesse esteso la regolarizzazione anche alle droghe non legali per quantificare il costo del proibizionismo. Il risultato è sorprendente. Non solo lo Stato avrebbe risparmiato 2 miliardi di euro l’anno, ma ne avrebbe incassati 8, il che vuol dire un guadagno di circa 10 miliardi l’anno.
In quei cinque anni presi in considerazione il costo delle politiche proibizionistiche è stato di circa 60 miliardi di euro. Come se non bastasse, studi analoghi sono stati effettuati in Francia, in Inghilterra e negli Stati Uniti. Il professore Pierre Koppe della Sorbona di Parigi ha effettuato uno studio analogo, evidenziando come, se lo Stato legalizzasse solo la cannabis a 5.5 euro al grammo, l’incasso sarebbe di oltre un miliardo l’anno risparmiano circa 300 milioni di spese per il l’applicazione di pene ecc ecc. Mentre in America il risparmio per un eventuale legalizzazione delle droghe è stato calcolato in 41.3 miliardi di dollari.
Ma già nel 2009, l’autorevole The Economist, bocciava sonoramente la guerra alle sostanza stupefacenti, sostenendo come questa, sia stata un notevole fallimento sotto tutti i punti di vista. Le organizzazioni criminali guadagnano 360 miliardi di dollari l’anno e gli stati perdono soldi in una lotta inutile. In sintesi, le droghe andrebbero legalizzate se non per un principio liberale, almeno per un risparmio di risorse. O ancora meglio, utilizzare pene riabilitative per i casi più gravi, prendendo spunto dal metodo Olanda dove le carceri stanno chiudendo per mancanza di detenuti.
Vari studi hanno dimostrato che il fallimento del proibizionismo è evidente. Le criminalità organizzate continuano a macinare denaro sporco mentre i vari stati impegnati sul (ridicolo) fronte non solo bruciano enormi risorse economiche ma ottengono risultati irrisori. E allora che fare? La proposta dei radicali è semplice: legalizzare. Ecco perché.
Nel 2009 l’università di Roma La Sapienza ha pubblicato uno studio sul costo fiscale del proibizionismo. Le conclusioni sono state che lo Stato, non solo risparmierebbe una notevole somma di denaro (pubblico), ma guadagnerebbe preziosi introiti. Considerando infatti, che in Italia ci sono milioni di consumatori di droga, che si suddividono in occasionali, regolari e problematici. L’ultima categoria rappresenta solo una piccolissima parte ma è quella che allo Stato costa soldi in termini di sanità e giustizia. Se consideriamo che nelle carceri italiane circa un terzo dei detenuti è tossicodipendente è evidente il risparmio nel non tenere più in prigione queste persone.
Uno studio denominato “illicit drug market” ha evidenziato come “La spesa per l’applicazione della giustizia è poco meno di 3 miliardi di euro l’anno, se dovessimo mettere a disposizione borse lavoro (tanto per ipotizzare uno strumento esistente) fino a 45.000 euro ai 20.000 tossicodipendenti oggi presenti in carcere, già potremo conseguire un risparmio considerando che la spesa per la detenzione di ciascun detenuto è sicuramente superiore”.
Per quanto riguarda invece, la spesa sanitaria nel 2006 sono stati spesi 1.7 miliardi, mentre nel 2007 1.8. Per tornare allo studio effettuato dalla Sapienza, è stato ipotizzato che tra il 2000 e il 2005 lo Stato avesse esteso la regolarizzazione anche alle droghe non legali per quantificare il costo del proibizionismo. Il risultato è sorprendente. Non solo lo Stato avrebbe risparmiato 2 miliardi di euro l’anno, ma ne avrebbe incassati 8, il che vuol dire un guadagno di circa 10 miliardi l’anno.
In quei cinque anni presi in considerazione il costo delle politiche proibizionistiche è stato di circa 60 miliardi di euro. Come se non bastasse, studi analoghi sono stati effettuati in Francia, in Inghilterra e negli Stati Uniti. Il professore Pierre Koppe della Sorbona di Parigi ha effettuato uno studio analogo, evidenziando come, se lo Stato legalizzasse solo la cannabis a 5.5 euro al grammo, l’incasso sarebbe di oltre un miliardo l’anno risparmiano circa 300 milioni di spese per il l’applicazione di pene ecc ecc. Mentre in America il risparmio per un eventuale legalizzazione delle droghe è stato calcolato in 41.3 miliardi di dollari.
Ma già nel 2009, l’autorevole The Economist, bocciava sonoramente la guerra alle sostanza stupefacenti, sostenendo come questa, sia stata un notevole fallimento sotto tutti i punti di vista. Le organizzazioni criminali guadagnano 360 miliardi di dollari l’anno e gli stati perdono soldi in una lotta inutile. In sintesi, le droghe andrebbero legalizzate se non per un principio liberale, almeno per un risparmio di risorse. O ancora meglio, utilizzare pene riabilitative per i casi più gravi, prendendo spunto dal metodo Olanda dove le carceri stanno chiudendo per mancanza di detenuti.
cit: "beh certo che fare un turbo per girare a meno di un bar è come andare a letto con Selen e non trombarsela..."