Dici Imola e ti scendono i brividi per la schiena.
Sognavo fin da bambino di vedere la (anzi, LA) Pista, poterci girare mi è parso un sogno.
Dopo una sveglia fin troppo mattiniera per i bagordi della sera precedente in hotel mi presento in autodromo con timore reverenziale. Ritrovare gli amici e condividere la propria passione non ha prezzo.
Sistemata la carriola entro in pista nell'open pit lane per saggiare il mezzo e, soprattutto, per studiare le linee.
Qualche giro per capire quali marce usare e alzo leggermente il ritmo prima di uscire per controllare le gomme. Ecco, le gomme. Col termometro a sonda leggo temperature tra i 42 e i 56 gradi. Ma come? Le 888 richiedono almeno una settantina di gradi per funzionare al meglio! "Vabbé, fa fresco" penso.
E' l'ora del primo turno, tutti dentro. Mi impongo di andare tranquillo, a non più dell'80%, perché come dice FrancoZ "i tempi si fanno nel pomeriggio". Cominciano a venirmi dei dubbi quando non riesco a passare sul dritto le altre NA con i rapporti finali meno "frizzanti" del mio. Quando vedo un tempo di 2'.30" capisco di essere andato troppo tranquillo. Eppure non mi sembrava... Le gomme? Sempre alla stessa temperatura, no buono.
Secondo turno, coltello tra i denti. Entro per primo con Omer e Bisso alle calcagna. L'auto scivola in staccata e blocca subito, non ho grip. Racecrhono mi sbatte in faccia un 1'.28". Non ci siamo.
Forzo sempre di più, queste gomme del cavolo si scalderanno prima o poi. Niente da fare. Lascio passare i due inseguitori e mi accodo. Non c'è storia, sul dritto e in salita mi danno metri su metri. Mentre loro staccano al Tamburello io sto ancora passando sotto il traguardo. "Vi prendo, vi prendo!". E così succede, ripetutamente, alla staccata della Tosa. Ma poi c'è la salita e loro vanno via. Li riprendo alla Variante Alta e poi scappano ancora.
1'.25",8, posso (voglio) fare meglio.
Ma se in rettilineo non vado, in frenata blocco e in curva scivolo, cosa posso fare? Risposta semplice: esagero. Quindi stacco tardi, entro scomposto e cerco di controllare col sedere. L'istinto, ancora giovane ed immaturo, non sa che le gomme si raffreddano quando scivolano.
In due giri faccio tre testacoda finendo fuoripista: due volte alla prima Rivazza e una al Tamburello. Nervoso a catinelle.
Sono più carico di ghiaia che un camion da cava, meglio uscire per evitare danni agli altri (e bandiere con colori cattivi).
Le gomme sono sempre fredde.
Aspetta, vuoi vedere che... Ma certo, sono loro le responsabili di questa debacle! Sono troppo larghe, mi rallentano troppo, sia per l'attrito sia per la resistenza aerodinamica. E non essendo sufficientemente sollecitate non vanno in temperatura. Ho sbagliato tutto: la mia è una configurazione per piste corte e tortuose, qui, invece, si deve andare forte.
Passo il pomeriggio abbacchiato, per fortuna ho accanto il mio grande Amico Omer (la A non è abbastanza maiuscola per lui) che mi tira su.
Terzo turno, stavolta faccio sul serio. Ad un certo punto cade dal supporto il vecchio Nokia con Racechrono e non ho più riferimenti sui tempi. Questa è stata la mia vera fortuna.
Comincio a guidare rilassato, pennellando le traiettorie e sentendo la NA come un'estensione del mio corpo.
Nella mia testa riecheggiano le parole dette poco prima da Namrocko: "Fregatene dei tempi, guida pensando solo al piacere di farlo". Lo faccio e sono l'uomo più felice del mondo. E' una danza, non forzo più di tanto le staccate ma salto sui cordoli come un cerbiatto in amore. Giro dopo giro sento di essere più veloce.
Ma i bei sogni finiscono subito e la bandiera a scacchi appare davanti ai miei occhi.
Una volta tornato nei paddock scopro di aver girato più lentamente, com'era intuibile visto che non ho più guidato da kamikaze.
Niente podio ma è come se avessi vinto il campionato del mondo passando la giornata in quell'ambiente, con quegli amici e su quelle salite e discese.
Ci vediamo l'anno prossimo. Con gomme più strette.
PS: Tarry ed Elisa, felice di avervi conosciuto dal vivo.
Sognavo fin da bambino di vedere la (anzi, LA) Pista, poterci girare mi è parso un sogno.
Dopo una sveglia fin troppo mattiniera per i bagordi della sera precedente in hotel mi presento in autodromo con timore reverenziale. Ritrovare gli amici e condividere la propria passione non ha prezzo.
Sistemata la carriola entro in pista nell'open pit lane per saggiare il mezzo e, soprattutto, per studiare le linee.
Qualche giro per capire quali marce usare e alzo leggermente il ritmo prima di uscire per controllare le gomme. Ecco, le gomme. Col termometro a sonda leggo temperature tra i 42 e i 56 gradi. Ma come? Le 888 richiedono almeno una settantina di gradi per funzionare al meglio! "Vabbé, fa fresco" penso.
E' l'ora del primo turno, tutti dentro. Mi impongo di andare tranquillo, a non più dell'80%, perché come dice FrancoZ "i tempi si fanno nel pomeriggio". Cominciano a venirmi dei dubbi quando non riesco a passare sul dritto le altre NA con i rapporti finali meno "frizzanti" del mio. Quando vedo un tempo di 2'.30" capisco di essere andato troppo tranquillo. Eppure non mi sembrava... Le gomme? Sempre alla stessa temperatura, no buono.
Secondo turno, coltello tra i denti. Entro per primo con Omer e Bisso alle calcagna. L'auto scivola in staccata e blocca subito, non ho grip. Racecrhono mi sbatte in faccia un 1'.28". Non ci siamo.
Forzo sempre di più, queste gomme del cavolo si scalderanno prima o poi. Niente da fare. Lascio passare i due inseguitori e mi accodo. Non c'è storia, sul dritto e in salita mi danno metri su metri. Mentre loro staccano al Tamburello io sto ancora passando sotto il traguardo. "Vi prendo, vi prendo!". E così succede, ripetutamente, alla staccata della Tosa. Ma poi c'è la salita e loro vanno via. Li riprendo alla Variante Alta e poi scappano ancora.
1'.25",8, posso (voglio) fare meglio.
Ma se in rettilineo non vado, in frenata blocco e in curva scivolo, cosa posso fare? Risposta semplice: esagero. Quindi stacco tardi, entro scomposto e cerco di controllare col sedere. L'istinto, ancora giovane ed immaturo, non sa che le gomme si raffreddano quando scivolano.
In due giri faccio tre testacoda finendo fuoripista: due volte alla prima Rivazza e una al Tamburello. Nervoso a catinelle.
Sono più carico di ghiaia che un camion da cava, meglio uscire per evitare danni agli altri (e bandiere con colori cattivi).
Le gomme sono sempre fredde.
Aspetta, vuoi vedere che... Ma certo, sono loro le responsabili di questa debacle! Sono troppo larghe, mi rallentano troppo, sia per l'attrito sia per la resistenza aerodinamica. E non essendo sufficientemente sollecitate non vanno in temperatura. Ho sbagliato tutto: la mia è una configurazione per piste corte e tortuose, qui, invece, si deve andare forte.
Passo il pomeriggio abbacchiato, per fortuna ho accanto il mio grande Amico Omer (la A non è abbastanza maiuscola per lui) che mi tira su.
Terzo turno, stavolta faccio sul serio. Ad un certo punto cade dal supporto il vecchio Nokia con Racechrono e non ho più riferimenti sui tempi. Questa è stata la mia vera fortuna.
Comincio a guidare rilassato, pennellando le traiettorie e sentendo la NA come un'estensione del mio corpo.
Nella mia testa riecheggiano le parole dette poco prima da Namrocko: "Fregatene dei tempi, guida pensando solo al piacere di farlo". Lo faccio e sono l'uomo più felice del mondo. E' una danza, non forzo più di tanto le staccate ma salto sui cordoli come un cerbiatto in amore. Giro dopo giro sento di essere più veloce.
Ma i bei sogni finiscono subito e la bandiera a scacchi appare davanti ai miei occhi.
Una volta tornato nei paddock scopro di aver girato più lentamente, com'era intuibile visto che non ho più guidato da kamikaze.
Niente podio ma è come se avessi vinto il campionato del mondo passando la giornata in quell'ambiente, con quegli amici e su quelle salite e discese.
Ci vediamo l'anno prossimo. Con gomme più strette.
PS: Tarry ed Elisa, felice di avervi conosciuto dal vivo.
La ND non esiste.