11/12/2010:
Uff.. ogggi e' l'ultimo giorno.... impacchetto tutto riaprendo 1000 volte la valigia perche' qualcosa e' SEMPRE fuori.
Sistemo la camera e la sala, cercando di non dimenticare nulla.
I miei amici James e Wei se ne sono gia' tornati nelle rispettive case la sera prima, a circa 1 ora da Chicago. Gia' salutati, gia' ringraziati, e soprattutto gia' mi mancano se ripenso alle risate, ai match di football, alle cene ed alle serate passate assieme: ottime persone! Davvero non pensavo di trovare dei veri Amici in soli 6 mesi.
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Lasciate che ve li introduca (in ordine rigorosamente alfabetico):
James e' un ragazzo originario di Chicago, entrambi i genitori americanissimi. Appassionatissimo di calcio (Barcelona in particolare) e basket; studia farmacia all'UIC e lavora con orari assurdi in un ospedale nei pressi della De Paul university, zona Nord di Chicago. Vive di sandwich e surgelati, ma mangia decisamente tanta verdura per essere americano, infatti e' magro e molto atletico. Single, ma molto timido.
Wei invece e' un cinese la cui famiglia si e' trasferita in US quando lui aveva solo un anno. E' cresciuto da americano DOC, e parla un cinese stentato solo coi suoi genitori, lamentandosi che quando va in cina a trovare i nonni nessuno parla inglese. Lo sport per lui e' molto importante, primo tra tutti i Bears, la squadra di football di Chicago. Studia medicina presso l'UIC, ma probabilmente l'anno prossimo si trasferira' a St. Louis perche' (oltre ad avere la morosa che studia la') dice che nel suo campo l'UIC non e' il massimo. Da un certo punto di vista lo capisco: studia relativamente poco ed ha tutte A+...... assolutamente invidiabile!! E' anche un grande appassionato di musica e "clubbing" (il nostro andare a ballare), e ballerino di hip hop.
Nell'appartamento rimane solo Xiangwei, chiamato Victor, un simpatico cinese di 29 anni che studia Economia. Lui in realta' e' un ingegnere elettronico piuttosto affermato, e che ha lavorato per mesi in Canada ed Inghilterra. Pero' e' molto legato al suo paese, e quindi vuole prendersi la laurea in Economia per fare quei salti di carriera necessari per non essere sfruttato ma comandare i vari team. Ottimo cuoco di cucina cinese, appassionato di attualita' (e' lui che mi ha fatto conoscere il Time Magazine, l'Economist ecc ecc).
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Tornando alla storia, Victor mi fa: son solo in casa (per 2 settimane) prima che la mia ragazza arrivi da NY, quindi di tempo per annoiarmi in casa ne ho parecchio: ti accompagno in aeroporto!!!!!
So coooooooool! Thank you Victor!!!!
Il viaggio in "L" sotto una nevosa pioggia che preannuncia le bufere di neve previste per i prossimi giorni mi regala l'ultimo panorama sulla Skyline di Chicago: sempre bellissima. Amo questa citta', e ci tornero' di certo in futuro.
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La "L": semplicemente e' l'abbreviazione di "elevated", ossia la metropolitana rialzata, caratteristica di Chicago e pochissime altre citta'
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Durante il viaggio si chiacchiera della situazione americana attuale, delle prospettive future, dei piani per la propria vita "and so on". Parlando di dove devo fare scalo (zurigo nel mio caso), finiamo poi a parlare di Taiwan (dove lui aveva fatto scalo per arrivare in US), di come sia unito e slegato dal governo cinese, di come abbia una moneta a parte e sia difficile per un cinese entrare in Taiwan. Molto interessante! Tante cose non le sapevo.
Chiacchierando si arriva ad O'Hare in men che non si dica. Trenino interno per arrivare al terminal 5, e check-in con un gentilissimo stewart della Swiss. Al peso delle valigie ho tremato, ma fortunatamente si sono fermate a 22.9 kg una e 22.6 l'altra; fortunatamente non mi pesano il bagaglio a mano.
Si passa ai controlli ed al body scanner. Ok, tutto regolare e molto rapido ed organizzato.
Attesa per il volo con sconforto: il duty free in o'hare praticamente non esiste, e ovviamente quel che cerco non c'e'. Cosi' mi rimangono sul groppone i 50$ che dovevano essere il mio profumo..... ufffff
Ci si imbarca e il mio posto e' sfigato. Lo sapevo, dannazione. In Italia mi avevano prenotato (a luglio) il posto finestrino. Da inesperto di voli aerei lunghi non sapevo la differenza; in sostanza mi trovo in un posto dove ho una scatolotta di alluminio in mezzo ai piedi (quindi gambe non distese) con una signora tedesca accanto. Prima di accorgermi della scatola in mezzo ai piedi, si svolge il seguente discorso: "Signora, io mi alzo spesso durante il volo, devo lavorare e prendere roba e fogli nel bagaglio a mano". Risposta: "no problem". Al che ho pensato che potesse avere da lavorare anche lei o che si alzasse spesso per andare in bagno.................. mi sbagliavo. Siamo ancora fermi al gate e si e' gia' addormentata. Alle 20.00 locali l'aereo si stacca dal suolo.
Arrivederci America!
Il viaggio e' un mezzo incubo. Gambe non distese (ciao ciao sonno!) e solo 3-4 volte in piedi svegliando la paffuta crucca. Cosi' le 8 ore di volo, previste come 8 ore di sonno, se ne vanno.
12/12/2010
Atterro a Zurigo alle 12.00 circa e corro (letteralmente) al gate per il reimbarco. Salutato da una hostess con "ciao", mi rendo conto che sono vicino a casa. Entro in aereo e comincio a sentire schiamazzi, gente che mangia, beve, fa casino. Perfetto: io NON sono Italiano. Se mi parlano in Italiano faccio finta di nulla (hostess incluse) e rispondo solo in Inglese. Tattica riuscita, schivo lo schifo e atterro a Milano.
10 min a chiacchierare con un ragazzo incontrato ad O'Hare intanto che aspettiamo le valigie. Ovviamente ci siamo parlati anche la', entrambi in inglese, ed entrambi accorgendoci dell'accento "noto". Pero' ci sono molti col nostro accento: spagnoli, italiani, e rumeni in primis, francesi abbastanza simile. Infatti non ci avevamo dato peso.
Un saluto con un buon "good luck man" e si esce dall'aeroporto.
Li' mi aspettano in trepida attesa i miei genitori, un abbraccio e si torna verso casa.
Il resto lo potete immaginare, e' il classico "post lunghi viaggi".
Uff.. ogggi e' l'ultimo giorno.... impacchetto tutto riaprendo 1000 volte la valigia perche' qualcosa e' SEMPRE fuori.
Sistemo la camera e la sala, cercando di non dimenticare nulla.
I miei amici James e Wei se ne sono gia' tornati nelle rispettive case la sera prima, a circa 1 ora da Chicago. Gia' salutati, gia' ringraziati, e soprattutto gia' mi mancano se ripenso alle risate, ai match di football, alle cene ed alle serate passate assieme: ottime persone! Davvero non pensavo di trovare dei veri Amici in soli 6 mesi.
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Lasciate che ve li introduca (in ordine rigorosamente alfabetico):
James e' un ragazzo originario di Chicago, entrambi i genitori americanissimi. Appassionatissimo di calcio (Barcelona in particolare) e basket; studia farmacia all'UIC e lavora con orari assurdi in un ospedale nei pressi della De Paul university, zona Nord di Chicago. Vive di sandwich e surgelati, ma mangia decisamente tanta verdura per essere americano, infatti e' magro e molto atletico. Single, ma molto timido.
Wei invece e' un cinese la cui famiglia si e' trasferita in US quando lui aveva solo un anno. E' cresciuto da americano DOC, e parla un cinese stentato solo coi suoi genitori, lamentandosi che quando va in cina a trovare i nonni nessuno parla inglese. Lo sport per lui e' molto importante, primo tra tutti i Bears, la squadra di football di Chicago. Studia medicina presso l'UIC, ma probabilmente l'anno prossimo si trasferira' a St. Louis perche' (oltre ad avere la morosa che studia la') dice che nel suo campo l'UIC non e' il massimo. Da un certo punto di vista lo capisco: studia relativamente poco ed ha tutte A+...... assolutamente invidiabile!! E' anche un grande appassionato di musica e "clubbing" (il nostro andare a ballare), e ballerino di hip hop.
Nell'appartamento rimane solo Xiangwei, chiamato Victor, un simpatico cinese di 29 anni che studia Economia. Lui in realta' e' un ingegnere elettronico piuttosto affermato, e che ha lavorato per mesi in Canada ed Inghilterra. Pero' e' molto legato al suo paese, e quindi vuole prendersi la laurea in Economia per fare quei salti di carriera necessari per non essere sfruttato ma comandare i vari team. Ottimo cuoco di cucina cinese, appassionato di attualita' (e' lui che mi ha fatto conoscere il Time Magazine, l'Economist ecc ecc).
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Tornando alla storia, Victor mi fa: son solo in casa (per 2 settimane) prima che la mia ragazza arrivi da NY, quindi di tempo per annoiarmi in casa ne ho parecchio: ti accompagno in aeroporto!!!!!
So coooooooool! Thank you Victor!!!!
Il viaggio in "L" sotto una nevosa pioggia che preannuncia le bufere di neve previste per i prossimi giorni mi regala l'ultimo panorama sulla Skyline di Chicago: sempre bellissima. Amo questa citta', e ci tornero' di certo in futuro.
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La "L": semplicemente e' l'abbreviazione di "elevated", ossia la metropolitana rialzata, caratteristica di Chicago e pochissime altre citta'
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Durante il viaggio si chiacchiera della situazione americana attuale, delle prospettive future, dei piani per la propria vita "and so on". Parlando di dove devo fare scalo (zurigo nel mio caso), finiamo poi a parlare di Taiwan (dove lui aveva fatto scalo per arrivare in US), di come sia unito e slegato dal governo cinese, di come abbia una moneta a parte e sia difficile per un cinese entrare in Taiwan. Molto interessante! Tante cose non le sapevo.
Chiacchierando si arriva ad O'Hare in men che non si dica. Trenino interno per arrivare al terminal 5, e check-in con un gentilissimo stewart della Swiss. Al peso delle valigie ho tremato, ma fortunatamente si sono fermate a 22.9 kg una e 22.6 l'altra; fortunatamente non mi pesano il bagaglio a mano.
Si passa ai controlli ed al body scanner. Ok, tutto regolare e molto rapido ed organizzato.
Attesa per il volo con sconforto: il duty free in o'hare praticamente non esiste, e ovviamente quel che cerco non c'e'. Cosi' mi rimangono sul groppone i 50$ che dovevano essere il mio profumo..... ufffff
Ci si imbarca e il mio posto e' sfigato. Lo sapevo, dannazione. In Italia mi avevano prenotato (a luglio) il posto finestrino. Da inesperto di voli aerei lunghi non sapevo la differenza; in sostanza mi trovo in un posto dove ho una scatolotta di alluminio in mezzo ai piedi (quindi gambe non distese) con una signora tedesca accanto. Prima di accorgermi della scatola in mezzo ai piedi, si svolge il seguente discorso: "Signora, io mi alzo spesso durante il volo, devo lavorare e prendere roba e fogli nel bagaglio a mano". Risposta: "no problem". Al che ho pensato che potesse avere da lavorare anche lei o che si alzasse spesso per andare in bagno.................. mi sbagliavo. Siamo ancora fermi al gate e si e' gia' addormentata. Alle 20.00 locali l'aereo si stacca dal suolo.
Arrivederci America!
Il viaggio e' un mezzo incubo. Gambe non distese (ciao ciao sonno!) e solo 3-4 volte in piedi svegliando la paffuta crucca. Cosi' le 8 ore di volo, previste come 8 ore di sonno, se ne vanno.
12/12/2010
Atterro a Zurigo alle 12.00 circa e corro (letteralmente) al gate per il reimbarco. Salutato da una hostess con "ciao", mi rendo conto che sono vicino a casa. Entro in aereo e comincio a sentire schiamazzi, gente che mangia, beve, fa casino. Perfetto: io NON sono Italiano. Se mi parlano in Italiano faccio finta di nulla (hostess incluse) e rispondo solo in Inglese. Tattica riuscita, schivo lo schifo e atterro a Milano.
10 min a chiacchierare con un ragazzo incontrato ad O'Hare intanto che aspettiamo le valigie. Ovviamente ci siamo parlati anche la', entrambi in inglese, ed entrambi accorgendoci dell'accento "noto". Pero' ci sono molti col nostro accento: spagnoli, italiani, e rumeni in primis, francesi abbastanza simile. Infatti non ci avevamo dato peso.
Un saluto con un buon "good luck man" e si esce dall'aeroporto.
Li' mi aspettano in trepida attesa i miei genitori, un abbraccio e si torna verso casa.
Il resto lo potete immaginare, e' il classico "post lunghi viaggi".
Alberto