Leggo un po' di imprecisioni... Necessariamente, mi sono dovuto informare MOLTO bene sull'argomento.
1) Non è assolutamente vero che solo la CSAI può organizzare gare automobilistiche in Italia. Proprio di recente ci sono stati degli sviluppi in questo senso, se volete ne discutiamo nel dettaglio, ma in breve la CSAI non è paragonabile alle federazioni sportive che tutti conosciamo, né ha poteri che vanno oltre quelli di qualsiasi soggetto di diritto privato.
L'unica cosa che può fare, se non le piacciono certe manifestazioni, è andare dal direttore dell'autodromo e fargli un discorso che qualsiasi azienda può fare a qualsiasi fornitore: "Io non compro più da te le giornate in pista se tu fra i tuoi clienti ti terrai queste persone". Il che equivale a "togliere la licenza" all'autodromo.
2) La CSAI quando qualcuno affitta un autodromo i suoi commissari li fa entrare solo se quel qualcuno acconsente. Altrimenti stanno fuori. Non sono Carabinieri né pubblici ufficiali di alcun genere.
3) La CSAI (come fanno tutti) tira acqua al proprio mulino cercando di mettere i bastoni fra le ruote di tutte le competizioni che possono diventare concorrenti delle manifestazioni da essa organizzate. Per esempio, può revocare le licenze (CSAI) ai piloti che partecipano a gare ACSI (ente organizzatore indipendente). Il comportamento è comprensibile, anche se appare vessatorio.
Ne consegue che alla CSAI non gliene importa niente del Challenge, perché non se ne fa nulla di piloti da 200 Euro a "gara" (chiamiamola così).
4) Lo "scimmiottare" il possesso di una qualche licenza per tentare di rendere una manifestazione compatibile coi regolamenti CSAI è un'assurdità, e non è la prima volta che lo scrivo. Regalare qualche decina di Euro alla CSAI ci può anche stare, ma farlo per avere in cambio una "licenza giornaliera per gare di regolarità, con limite della velocità media di 40 Km/h" per poi andare in circuito con delle Lotus volumetriche è totalmente inutile sotto tutti i profili, anche quello legale.
5) Ci è stato fatto capire in via ufficiosa che possiamo anche fare le classifiche, le premiazioni e quant'altro, basta non andare in autodromo con dei piloti principianti, farli partire da fermi e vederli fracassare metà delle auto alla prima curva. La diffusione dei risultati a fine giornata segue questo stesso principio.
Raga, fra 10 giorni andiamo a correre a Vallelunga, è il QUARTIER GENERALE della CSAI!
Ciò a dimostrazione del fatto che anche in CSAI qualcuno che ragiona c'è e sa che proibire manifestazioni spontanee come questa è difficile e controproducente.
6) Il Challenge dal punto di vista civilistico è un trackday come tutti gli altri: se parte una ruota di una macchina si va a vedere di chi è la colpa e individuata la persona questa paga. Gli scarichi di responsabilità tanto varrebbe non esistessero, quoto Eziomx in questo.
7) Non vediamo la CSAI come la causa di tutti i mali dell'automobilismo italiano! La CSAI ha pure dei meriti, sono stato a diverse gare sotto la loro egida ed il lavoro negli anni è stato grande. Certo, si potrebbe fare di più e meglio, come sempre nel nostro Paese, ma gli organizzatori e gli autodromi dove li mettiamo? Ma è possibile che per portare 60 Lotus ed MX-5 in pista ci siamo dovuti arrangiare a comprarci il sistema di cronometraggio, trovare i (lodevoli) Greggio e Santilli che ci danno assistenza meccanica e coppe, chiamare gli autodromi che di solito manco rispondono (malgrado siano mezzi vuoti...) o ti chiedono 23.000 Euro + IVA per tre ore di sera (fatto realmente accaduto!), arrangiarci col catering in pista perché i bar vendono panini di plastica o sono addirittura chiusi, comprarci gli estintori perché se prende fuoco una macchina in pista va in cenere causa "commissari" addormentati?
POI, una volta che ti vedono in 60 in autodromo, allora gli organizzatori "professionisti" cercano di contattarti per salire sulla barca già (faticosamente) varata e, magari, comandarla. Il mondo non va così: chi fa impresa deve investire e rischiare del proprio in anticipo. Altrimenti è logico che la gente si arrangia!
Basta metterci un po' di palle in queste cose. Non è colpa della CSAI se in Italia i trofei come il Challenge non esistono, ma colpa "nostra" che non ci siamo mai sbattuti ad organizzarli prima. Dalla CSAI non abbiamo mai ricevuto alcuna minaccia né siamo mai stati ostacolati, anzi, abbiamo ricevuto pure qualche suggerimento. Se dalle fila dei piloti del Challenge ne uscisse uno che diventa un pilota ufficiale (quindi con licenza CSAI per gare "vere") ne saremmo contenti tutti. Lì si è su un altro livello.
Però nessuna scuderia e nessun organizzatore si è mai preso la briga di informarsi bene sulla possibilità di fare tutto questo, che vi assicuro è possibilissimo in Italia come negli altri Paesi europei. Più facile affidarsi alle strutture preesistenti per poi lamentarsene senza affrontare il problema "alla luce del sole".
1) Non è assolutamente vero che solo la CSAI può organizzare gare automobilistiche in Italia. Proprio di recente ci sono stati degli sviluppi in questo senso, se volete ne discutiamo nel dettaglio, ma in breve la CSAI non è paragonabile alle federazioni sportive che tutti conosciamo, né ha poteri che vanno oltre quelli di qualsiasi soggetto di diritto privato.
L'unica cosa che può fare, se non le piacciono certe manifestazioni, è andare dal direttore dell'autodromo e fargli un discorso che qualsiasi azienda può fare a qualsiasi fornitore: "Io non compro più da te le giornate in pista se tu fra i tuoi clienti ti terrai queste persone". Il che equivale a "togliere la licenza" all'autodromo.
2) La CSAI quando qualcuno affitta un autodromo i suoi commissari li fa entrare solo se quel qualcuno acconsente. Altrimenti stanno fuori. Non sono Carabinieri né pubblici ufficiali di alcun genere.
3) La CSAI (come fanno tutti) tira acqua al proprio mulino cercando di mettere i bastoni fra le ruote di tutte le competizioni che possono diventare concorrenti delle manifestazioni da essa organizzate. Per esempio, può revocare le licenze (CSAI) ai piloti che partecipano a gare ACSI (ente organizzatore indipendente). Il comportamento è comprensibile, anche se appare vessatorio.
Ne consegue che alla CSAI non gliene importa niente del Challenge, perché non se ne fa nulla di piloti da 200 Euro a "gara" (chiamiamola così).
4) Lo "scimmiottare" il possesso di una qualche licenza per tentare di rendere una manifestazione compatibile coi regolamenti CSAI è un'assurdità, e non è la prima volta che lo scrivo. Regalare qualche decina di Euro alla CSAI ci può anche stare, ma farlo per avere in cambio una "licenza giornaliera per gare di regolarità, con limite della velocità media di 40 Km/h" per poi andare in circuito con delle Lotus volumetriche è totalmente inutile sotto tutti i profili, anche quello legale.
5) Ci è stato fatto capire in via ufficiosa che possiamo anche fare le classifiche, le premiazioni e quant'altro, basta non andare in autodromo con dei piloti principianti, farli partire da fermi e vederli fracassare metà delle auto alla prima curva. La diffusione dei risultati a fine giornata segue questo stesso principio.
Raga, fra 10 giorni andiamo a correre a Vallelunga, è il QUARTIER GENERALE della CSAI!
Ciò a dimostrazione del fatto che anche in CSAI qualcuno che ragiona c'è e sa che proibire manifestazioni spontanee come questa è difficile e controproducente.
6) Il Challenge dal punto di vista civilistico è un trackday come tutti gli altri: se parte una ruota di una macchina si va a vedere di chi è la colpa e individuata la persona questa paga. Gli scarichi di responsabilità tanto varrebbe non esistessero, quoto Eziomx in questo.
7) Non vediamo la CSAI come la causa di tutti i mali dell'automobilismo italiano! La CSAI ha pure dei meriti, sono stato a diverse gare sotto la loro egida ed il lavoro negli anni è stato grande. Certo, si potrebbe fare di più e meglio, come sempre nel nostro Paese, ma gli organizzatori e gli autodromi dove li mettiamo? Ma è possibile che per portare 60 Lotus ed MX-5 in pista ci siamo dovuti arrangiare a comprarci il sistema di cronometraggio, trovare i (lodevoli) Greggio e Santilli che ci danno assistenza meccanica e coppe, chiamare gli autodromi che di solito manco rispondono (malgrado siano mezzi vuoti...) o ti chiedono 23.000 Euro + IVA per tre ore di sera (fatto realmente accaduto!), arrangiarci col catering in pista perché i bar vendono panini di plastica o sono addirittura chiusi, comprarci gli estintori perché se prende fuoco una macchina in pista va in cenere causa "commissari" addormentati?
POI, una volta che ti vedono in 60 in autodromo, allora gli organizzatori "professionisti" cercano di contattarti per salire sulla barca già (faticosamente) varata e, magari, comandarla. Il mondo non va così: chi fa impresa deve investire e rischiare del proprio in anticipo. Altrimenti è logico che la gente si arrangia!
Basta metterci un po' di palle in queste cose. Non è colpa della CSAI se in Italia i trofei come il Challenge non esistono, ma colpa "nostra" che non ci siamo mai sbattuti ad organizzarli prima. Dalla CSAI non abbiamo mai ricevuto alcuna minaccia né siamo mai stati ostacolati, anzi, abbiamo ricevuto pure qualche suggerimento. Se dalle fila dei piloti del Challenge ne uscisse uno che diventa un pilota ufficiale (quindi con licenza CSAI per gare "vere") ne saremmo contenti tutti. Lì si è su un altro livello.
Però nessuna scuderia e nessun organizzatore si è mai preso la briga di informarsi bene sulla possibilità di fare tutto questo, che vi assicuro è possibilissimo in Italia come negli altri Paesi europei. Più facile affidarsi alle strutture preesistenti per poi lamentarsene senza affrontare il problema "alla luce del sole".