Volevo rendervi partecipi di quando ho visitato Miataland, prima che questa prendesse del tutto forma e sbocciasse nel progetto che penso molti di voi ormai conoscano.Vi posto le due righe che ho messo insieme per ricordare questa esperienza.
...
Se c’è una cosa strana che non riesco a spiegarmi, è il motivo per cui raramente ricordo come sono nate le esperienze più belle che ho vissuto. Concentrandomi, mettendo ordini tra i ricordi a volte riesco a venirne a capo, ma la maggior parte delle volte non mi interessa neppure farlo; una punta di ignoto rende tutto un po’ magico.
Non ricordo quando o come ho incontrato quello che oggi è un caro amico, e nemmeno come abbia scelto la meta delle mie vacanze più belle o per portare un esempio più recente, in che modo mi sono ritrovata un biglietto aereo per Roma sulla casella di posta elettronica; andata e ritorno piuttosto ravvicinate, quella che si definisce una «toccata e fuga» per la capitale. Anche se della grande città, questa volta, non avrei nemmeno varcato le mura. La mia destinazione è stata piuttosto una frazione di Roma, un posto il cui nome non si trova sulle carte stradali e nemmeno la versione più aggiornata del navigatore può trovarla: è Miataland
Più che la terra delle Miata, la definirei il paradiso del miatista, ma di questo non ero ancora del tutto consapevole fino a quel momento. All’aeroporto trovo ad attendermi Andrea con un’ammiraglia Audi, una di quelle auto che nonostante non riesca a definire bella, mi ha conquistata con la sua sobria maestosità e col fascino donatole dal tempo. Fluttuando su questo soggiorno a quattro ruote, arrivo alla mia destinazione e trattengo il fiato mentre il cancello di Miataland si schiude, con enfatica lentezza. Vengo subito riportata coi piedi per terra dal candido Eunos che mi travolge; per mia fortuna non è una quattro ruote ma un quattro zampe. Eunos, un socievole quanto ingombrante maremmano mi accoglie come se ci conoscessimo da tempo e mi fa sentire subito come a casa. Solo per un attimo però, molto rapidamente la sensazione svanisce perché a casa, di MX-5 io ne ho «solo» una. Mi guardo attorno e una dozzina di identici teli grigi tenta di camuffare, con scarso successo, quelle forme che conosco fin troppo bene. Un merito però a quei teli lo devo riconoscere. mi impediscono di sapere con esattezza di che colore è o che versione è la Miata che ricambia il mio sguardo curioso, che famelicamente rimbalza da una sagoma all’altra. Andrea, colui che ha dato vita al sogno di ogni miatista, mi presenta per prima quella che più delle altre solletica la mia curiosità, la M2-1002. Apro lo sportello e mi lascio rapire dai cremosi interni, che con la loro luminosità conferiscono a questa NA un’idea di spaziosità mai vista prima su una Miata. Di M2-1002 ce n’è addirittura una seconda.
[ATTACH=CONFIG]34446[/ATTACH]
Poi passiamo in garage, dove all’incontro ravvicinato tra me e la M2-1001, con la complicità del suo colore, del volante e del quadro strumenti nonché del sedile sul quale non ci si siede ma che praticamente si indossa, succede qualcosa di magico e me ne invaghisco perdutamente. Ma non posso di certo fermarmi lì. Faccio piano piano la conoscenza di altri esemplari, come quella che ho sognato per anni, l’elegantissima S-Limited, una V-Special Jap ineguagliabile con un volante Nardi in legno degno di star appeso ad una parete come un quadro d’autore; poi la M2-1028 bisognosa di cure ma che trasmette emozioni particolari pur solo guadandola (è appena arrivata e il precedente proprietario di certo non la meritava). Poi arriva la RS, che cerca di scalzare la M2-1001 dal gradino più alto del podio delle mie Miata più desiderabili, e per un po’ le faccio credere di aver vinto. Trotterellando da un telo all’altro, il gusto di scoprire cosa cela ogni telo non mi abbandona neppure una volta. Ognuna col suo carattere, ognuna con la sua storia, ognuna unica. Avrei voluto provarle tutte, ma non sarebbe bastato il breve fine settimana a disposizione.
[ATTACH=CONFIG]34447[/ATTACH]
La "mia" MX-5 per il raduno
Così tra una rivista giapponese dedicata alle versioni speciali (molte a me sconosciute) da sfogliare coccolata dai sedili Mazdaspeed che adornano la mia camera e un DVD su Villeneuve, inizio a fantasticare di riuscire a carpire le caratteristiche migliori di ogni NA vista, da poter poi trasferire sulla mia, e sentendomi stranamente orgogliosa di quella non esattamente inestimabile NA 90 cv, che però mi ha permesso di entrare in quello che Mazda è riuscita a regalare a noi automobilisti, il mondo delle MX-5; di cui Miataland è l’esempio migliore che potessi immaginare un posto in cui la passione non resta rinchiusa in un garage a prendere polvere ben protetta dagli sguardi e dalle mani dei curiosi, bensì un luogo in cui può capitare di ritrovarsi alla guida della più che rara Mazdaspeed, al tramonto, a zonzo tra campagne romane con una M2-1002 a fare da apripista e una NA blue mariner a rallegrare la vista offerta dallo specchietto retrovisore.
[ATTACH=CONFIG]34448[/ATTACH]
Infine ecco a vista dalla mia camera
[ATTACH=CONFIG]34444[/ATTACH] [ATTACH=CONFIG]34445[/ATTACH]
Florinda
...
Se c’è una cosa strana che non riesco a spiegarmi, è il motivo per cui raramente ricordo come sono nate le esperienze più belle che ho vissuto. Concentrandomi, mettendo ordini tra i ricordi a volte riesco a venirne a capo, ma la maggior parte delle volte non mi interessa neppure farlo; una punta di ignoto rende tutto un po’ magico.
Non ricordo quando o come ho incontrato quello che oggi è un caro amico, e nemmeno come abbia scelto la meta delle mie vacanze più belle o per portare un esempio più recente, in che modo mi sono ritrovata un biglietto aereo per Roma sulla casella di posta elettronica; andata e ritorno piuttosto ravvicinate, quella che si definisce una «toccata e fuga» per la capitale. Anche se della grande città, questa volta, non avrei nemmeno varcato le mura. La mia destinazione è stata piuttosto una frazione di Roma, un posto il cui nome non si trova sulle carte stradali e nemmeno la versione più aggiornata del navigatore può trovarla: è Miataland
Più che la terra delle Miata, la definirei il paradiso del miatista, ma di questo non ero ancora del tutto consapevole fino a quel momento. All’aeroporto trovo ad attendermi Andrea con un’ammiraglia Audi, una di quelle auto che nonostante non riesca a definire bella, mi ha conquistata con la sua sobria maestosità e col fascino donatole dal tempo. Fluttuando su questo soggiorno a quattro ruote, arrivo alla mia destinazione e trattengo il fiato mentre il cancello di Miataland si schiude, con enfatica lentezza. Vengo subito riportata coi piedi per terra dal candido Eunos che mi travolge; per mia fortuna non è una quattro ruote ma un quattro zampe. Eunos, un socievole quanto ingombrante maremmano mi accoglie come se ci conoscessimo da tempo e mi fa sentire subito come a casa. Solo per un attimo però, molto rapidamente la sensazione svanisce perché a casa, di MX-5 io ne ho «solo» una. Mi guardo attorno e una dozzina di identici teli grigi tenta di camuffare, con scarso successo, quelle forme che conosco fin troppo bene. Un merito però a quei teli lo devo riconoscere. mi impediscono di sapere con esattezza di che colore è o che versione è la Miata che ricambia il mio sguardo curioso, che famelicamente rimbalza da una sagoma all’altra. Andrea, colui che ha dato vita al sogno di ogni miatista, mi presenta per prima quella che più delle altre solletica la mia curiosità, la M2-1002. Apro lo sportello e mi lascio rapire dai cremosi interni, che con la loro luminosità conferiscono a questa NA un’idea di spaziosità mai vista prima su una Miata. Di M2-1002 ce n’è addirittura una seconda.
[ATTACH=CONFIG]34446[/ATTACH]
Poi passiamo in garage, dove all’incontro ravvicinato tra me e la M2-1001, con la complicità del suo colore, del volante e del quadro strumenti nonché del sedile sul quale non ci si siede ma che praticamente si indossa, succede qualcosa di magico e me ne invaghisco perdutamente. Ma non posso di certo fermarmi lì. Faccio piano piano la conoscenza di altri esemplari, come quella che ho sognato per anni, l’elegantissima S-Limited, una V-Special Jap ineguagliabile con un volante Nardi in legno degno di star appeso ad una parete come un quadro d’autore; poi la M2-1028 bisognosa di cure ma che trasmette emozioni particolari pur solo guadandola (è appena arrivata e il precedente proprietario di certo non la meritava). Poi arriva la RS, che cerca di scalzare la M2-1001 dal gradino più alto del podio delle mie Miata più desiderabili, e per un po’ le faccio credere di aver vinto. Trotterellando da un telo all’altro, il gusto di scoprire cosa cela ogni telo non mi abbandona neppure una volta. Ognuna col suo carattere, ognuna con la sua storia, ognuna unica. Avrei voluto provarle tutte, ma non sarebbe bastato il breve fine settimana a disposizione.
[ATTACH=CONFIG]34447[/ATTACH]
La "mia" MX-5 per il raduno
Così tra una rivista giapponese dedicata alle versioni speciali (molte a me sconosciute) da sfogliare coccolata dai sedili Mazdaspeed che adornano la mia camera e un DVD su Villeneuve, inizio a fantasticare di riuscire a carpire le caratteristiche migliori di ogni NA vista, da poter poi trasferire sulla mia, e sentendomi stranamente orgogliosa di quella non esattamente inestimabile NA 90 cv, che però mi ha permesso di entrare in quello che Mazda è riuscita a regalare a noi automobilisti, il mondo delle MX-5; di cui Miataland è l’esempio migliore che potessi immaginare un posto in cui la passione non resta rinchiusa in un garage a prendere polvere ben protetta dagli sguardi e dalle mani dei curiosi, bensì un luogo in cui può capitare di ritrovarsi alla guida della più che rara Mazdaspeed, al tramonto, a zonzo tra campagne romane con una M2-1002 a fare da apripista e una NA blue mariner a rallegrare la vista offerta dallo specchietto retrovisore.
[ATTACH=CONFIG]34448[/ATTACH]
Infine ecco a vista dalla mia camera
[ATTACH=CONFIG]34444[/ATTACH] [ATTACH=CONFIG]34445[/ATTACH]
Florinda
NA - JPS Briliant Black