pollice Ha scritto:Bah, sul fatto che la trama sia pregna di vero posso essere d'accordo ma che vi sia poco di scontato assolutamente no.
Così come mi trovi poco incline ad accettare che i dialoghi siano "potenti" o comunque starter da ragionamento/riflessione propria. Anche le 4 frasi "importanti" del film mi pare che tutto sommato lascino poco spazio ad una riflessione profonda sul significato delle stesse se non appunto una mera condivisione sentimentale nel solo momento in cui le senti pronunciare . Se si reputa questo un capolavoro allora di film come Harold and Maude cosa si può dire?
Ho parlato di fotografia potente. In primis per tecnica e poi c'è poco da fare... Roma è una fonte infinita. Le inquadrature, i piani sequenza, sono dei veri e propri affreschi. Parliamo di roba paragonabile a film di Peter Greenaway, Fellini, Coppola... se si parla di fotografia non dobbiamo però incappare nei paragoni con filmacci come "300" dove si scambia il color correction di un pop-corn movie come qualcosa da oscar.
Un capolavoro va valutato anche per la sua unicità e questo film non ha precedenti. Il modo in cui descrive Roma non è di certo convenzionale. Naturalmente la descrizione della fauna "Geppiana", da ad alcuni l'immediata possibilità di tuonare: "...vabbeh..si sà che è così in certi ambienti..", solo che nessuno li aveva fotografati così bene e con estrema attualità.
Ho sentito utilizzare la parola "scontato" anche per film come "Dogville" e urlare al capolavoro a minchi@te come "Donny Darko".
Prendo sempre le distanze dal concetto che il cinema sia intrattenimento e sposo più l'idea che sia arte. Se voglio uscire dal cinema e dire "ficooo", so cosa andare a vedere e con cosa (2 litri di coca e vasca di pop-corn). E' la sottile differenza che passa nell'andare al lunapark e nell'andare agli Uffizi.
Bisso Ha scritto:ma comunque mi sono sembrate 2 ore e mezza di niente....
Jep Gambardella
«Mi chiedono perché non ho più scritto un libro. Ma guarda qua attorno. Queste facce. Questa città, questa gente. Questa è la mia vita: il nulla. Flaubert voleva scrivere un romanzo sul nulla e non ci è riuscito: dovrei riuscirci io?»